Tratto dal libro “James Hillman, il cammino del ‘fare anima’ e dell’ecologia prondonda” di Selene Calloni Williams

… Arianna era sorella del Minotauro, essere fratello e sorella nel mito significa essere due facce della stessa medaglia. Il Minotauro é l’anima selvaggia, l’eterno femmineo, l’Io istintuale che separato, rifiutato, imprigionato, diviene aberrante.  La leggenda di Arianna e del Minotauro contiene vari archetipi fondamentali per la nostra cultura. Il padre di Arianna, il re di Creta, Minosse, chiede al dio Poseidone un toro bianco come segno del fatto che gli dei gradivano la sua opera. Poseidone concede il toro al re, ma chiede che l’animale gli venga restituito tramite un sacrificio rituale. Minosse, vedendo il toro così bello e possente,  rifiuta però di ubbidire alla consegna del dio e decide di fare del toro bianco un bue delle proprie mandrie. Il tentativo di addomesticamento della selvatichezza e la perdita della dimensione rituale sono un potente archetipo contenuto nel mito, uno degli archetipi, ovvero una forma delle esperienze umane, su cui si fonda la nostra civiltà. Minosse è l’immagine del rifiuto della legge naturale, l’archetipo dominante nella nostra cultura che vuole il potere sulla natura.

Poseidone decide di punire il re. Egli fa sì che Pasifae, moglie di Minosse, si innamori perdutamente del toro bianco. Pasifae allora chiede a Dedalo, l’architetto di corte, di costruire una giovenca di legno  nella quale lei si rinchiude per accoppiarsi con il toro.  Nasce così il Minotauro, creatura mostruosa dalla faccia di toro e dal corpo umano. Il Minotauro rappresenta l’anima selvaggia in quanto espressione diretta del desiderio istintuale incontrollabile dalla ragione.

Il re ordinerà a Dedalo di costruire un labirinto nel quale il Minotauro verrà imprigionato. Il secondo archetipo che prende vita nelle profondità inconsce della nostra cultura riguarda il tentativo di imprigionamento dell’anima selvaggia sfuggita al controllo della ragione. Ma l’anima selvaggia rinchiusa, gli istinti repressi, divengono sempre più aberranti. Il Minotauro chiede il periodico sacrificio di 7 fanciulli e 7 fanciulle che egli divora. Il rituale tremendo pare proprio l’eco deformato del rituale originario che Minosse ha rifiutato di compiere. La civiltà si pone così sulla via della violenza fine a se stessa.

Teseo, l’ateniese che si reca a Creta per uccidere il Minotauro e porre fine ai sacrifici umani, é un falso eroe. Se egli fosse stato il vero eroe, infatti, avrebbe convinto Minosse a compiere il sacrificio rituale del toro bianco per placare gli dei. Egli, invece, presentandosi con ciò come il prototipo dell’eroe moderno, decide di uccidere il Minotauro.

Arianna, figlia di Pasifae e sorella del Minotauro rappresenta la donna separata dal proprio Io istintuale che si innamora dell’uomo sbagliato. Arianna, innamoratasi di Teso, lo aiuta nell’impresa a mezzo del famoso filo rosso con il quale Teseo, una volta ucciso il mostro, potrà ritrovare la strada per uscire dal labirinto. Teseo si serve della donna per uccidere lo stesso eterno femmineo, l’io istintuale, l’anima selvaggia.

Teseo, il quale diverrà un grande leader politico, impersona un altro archetipo che dà forma alle esperienze del nostro mondo, é il prototipo dell’uomo di potere nella nostra cultura. Nella nostra civiltà potere e sapere non sono mai uniti: chi ha il potere non ha il sapere e viceversa. Teseo è l’uomo di potere che non sa vedere nelle profondità della psiche e pretende di imporre il proprio controllo all’anima.

Dopo aver compiuto la propria missione, avendo pugnalato alle spalle il Minotauro ed essendo uscito dal labirinto, Teseo fa ritorno ad Atene portando con sé Arianna. Ma sull’isola di Nesso, dove le navi di Teseo si erano fermate per la notte, l’uomo abbandona Arianna mentre lei sta dormendo. Quando la donna si sveglia trovandosi sola nella notte, abbandonata su di un’isola selvaggia dove non vi è altra presenza umana, fronteggia non solo il tradimento del proprio uomo, ma anche la propria morte. Arianna piange tutte le proprie lacrime. È questo un momento molto sacro in cui il mito mostra un altro archetipo fondamentale della nostra esperienza: ogni donna deve passare attraverso un processo di morte e rinascita per poter ritrovare la propria anima. Al culmine del pianto, della disperazione, della notte, si presenta ad Arianna Dioniso, la divinità di natura per eccellenza, il dio che si svela nelle profondità di Ade giacché – come Hillman fa spesso notare nel suo Il Sogno e il Mondo Infero – egli è Ade nella sua concentrazione ctonia. Dioniso fa di Arianna la propria sposa e le fa dono di un diadema d’oro creato da Efesto che, alla morte di Arianna, lanciato in cielo, andrà a formare la costellazione della Corona Boreale.

Teseo è il prototipo dell’eroe dei nostri tempi. Nel suo nome vi è la radice della parola “thesmos“, il termine greco che sta per istituzione. Egli é l’artefice del sinecismo (synoikismos, abitare insieme) cioè dell’unificazione politica dell’ Attica sotto la guida di Atene. Teseo è dunque il re fondatore della città e unificatore delle genti. Le vittorie che egli riporta a seguito delle sue imprese simboleggiano altrettante vittorie su avversari che rappresentano antiche religioni e culture più matricentrice rispetto a quelle della greca Atene.

Per punire Teseo, Poseidone manda un forte vento che strappa le vele bianche che l’ateniese aveva montato alla sua nave in segno di vittoria.  Teseo deve, dunque, montare le vele nere. Il padre, Egeo, che lo vede arrivare da lontano, vedendo issate alla nave le vele nere, interpreta che il figlio é morto e si getta nel mare che prenderà il suo nome: Mare di Egeo, cioè Mar Egeo.

Teseo torna ad Atene e diviene re prendendo il posto del padre Egeo. Realizza il sinecismo, riunificando in una sola città gli abitanti fino ad allora disseminati nelle campagne e creando una stato di cui Atene sarà a capo. Egli istaura un governo democratico al cui modello si richiamerà l’Atene classica. Teseo è a tutti gli effetti la rappresentazione di un archetipo fondamentale che fa da base al pensiero e alla società moderna.

Mi viene da sorridere mentre penso a quanto Teseo rappresenti molti dei politici moderni. Le difficoltà di Teseo con le donne e con gli affetti non avranno mai fine.  Sua moglie, Fedra, si innamorerà di Ippolito, figlio che Teseo aveva avuto con Ippolita. Ippolito respingerà Fedra la quale si ucciderà impiccandosi, ma prima manderà un messaggio a Teseo in cui dichiarerà di essersi uccisa perché Ippolito ha tentato di stuprarla. Teseo le crederà e rivolgerà contro il figlio una maledizione che si avvererà. Così un mostro marino terrorizzerà i cavalli del carro di Ippolito che verrà travolto e ucciso. Secondo un’altra versione del mito, Fedra dirà a Teseo di essere stata stuprata da Ippolito. Teseo, infuriato, ucciderà il figlio con le proprie mani e Fedra si ucciderà poco dopo, vinta dal rimorso.

Teseo è l’uomo di potere che non possiede la visione profonda della psiche e, in quanto tale, egli incarna perfettamente il dramma della nostra cultura in virtù del quale sapere e potere non si trovano mai uniti. È vero che nella cultura a volte vi è un certo sapere del potere, ma si tratta di un sapere tecnico, finalizzato al potere, è un sapere applicativo e non cognitivo. Dall’altra parte chi persegue la conoscenza non comanda: il suo impegno intellettivo è rivolto allo sviluppo della visione e alla ricerca, alla comprensione.

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I miti sono tutti uniti gli uni agli altri al punto che non puoi pensare a un mito senza che il ricordo di un altro affiori immediatamente. Arianna mi porta alla la vicenda che lega Prometeo e Zeus in un antagonismo eterno, archetipi immaginali del sapere il primo e del potere il secondo.

Il mito è la trama della nostra cultura. Conoscendolo e solo conoscendolo possiamo deprogrammare, cambiare il racconto e risvegliarci dal sogno…

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